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La mente del cane non è un vaso da riempire.

Aggiornamento: 21 mag 2020

Iniziamo col dire che il cane non è quella mente che è un vaso da riempire come non è "un essere umano, ma con capacità inferiori” perché una mente ce l'ha! Ha le proprie rappresentazioni, elabora risposte flessibili, ha delle aspettative e dei piani e ragiona sul mondo che lo circonda.


Dobbiamo iniziare a considerare la sua biodiversità come una ricchezza!

Noi umani che dall'alto della nostra saccenteria pensiamo di essere appunto onniscienti, crediamo di dover riempire la mente del cane dicendogli come si devono fare le cose, come si deve stare al mondo perché ovviamente lui non ha capito nulla di tutto ciò (seduto, terra, resta, guinzaglio corto perché non sai stare in giro e devi essere sotto controllo, fai questo, fai quello, etc.. etc..) ma poi ti capita di vedere cani randagi socializzati che hanno vissuto da soli, che sono bravi, che riescono ad adattarsi ad ogni situazione e ti poni delle domande..

Come è possibile che si sappiano muovere nel mondo? Che non hanno problemi con altri cani? Non hanno fatto dei percorsi educativi, non c'è stato un umano che gli abbia detto cosa fare o no, eppure sanno stare benissimo nel loro habitat. Come è possibile?

La risposta è semplice..hanno fatto ESPERIENZA.


Come diceva Plutarco "La mente non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere", dobbiamo creare al cane una serie di esperienze (sociali, motorie, cognitive) in modo tale da ampliare il suo bagaglio. Quindi non dobbiamo pensare di imporci ma piuttosto di costruire un qualcosa insieme, di mediare situazioni, di dargli alternative.

Rete Neurale

La mente del cane è una rete, una rete neurale: più cose impara più si aggiungono collegamenti e di conseguenza più esperienze fa più è in grado di imparare.


Il cane ha anche bisogno di regole, ovvio, ma c'è modo e modo..

Basta con la coercizione, basta con le punizioni, si può semplicemente arrestare un comportamento con un suono corto e forte, come un "BA!" oppure anche un "NO!" l'importante è che quel "NO!" non sia preso sul personale, ovvero che non sia visto come un "mi hai disobbedito, devi fare quel che dico io, sono il leader e mi devi rispettare" anche perché vorrei ricordare che un vero leader è colui che conosce la strada, fa strada e mostra la strada, non colui che impone la sua dominanza sugli altri.



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